Nabucodonosor, Teatro Sociale di Como, 5 dicembre 2014
Nabucco | Paolo Gavanelli |
Abigaille | Tiziana Caruso |
Zaccaria | Enrico Iori |
Ismaele | Gabriele Mangione |
Fenena | Raffaella Lupinacci |
Gran Sacerdote di Belo | Antonio Barbagallo |
Abdallo | Giuseppe Distefano |
Anna | Sharon Zhai |
Direttore | Marcello Mottadelli |
Regia | Andrea Cigni |
Scene | Emanuele Sinisi |
Costumi | Simona Morresi |
Light designer | Fiammetta Baldiserri |
Maestro del coro | Antonio Greco |
Coro del Circuito Lirico Lombardo | |
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano |
Il Teatro Sociale è addobbato a festa, per domenica non ho preso impegni che c'è la Prima della Scala alla tv, ho un vestito nuovo e Broomhilde, la macchinina nuova, si guida che è una meraviglia. L'umore, insomma, è ottimo.
Non è il pienone della Prima a settembre, ma qui in galleria non c'è un buco libero: Verdi è Verdi e l'opera sua che tutti chiamano col nomignolo è un invito a nozze.
Si spengono le luci e parte l'ouverture. L'orchestra è stata chiaramente sostituita da una banda di paese che non ha avuto il tempo di provare, ma l'ottimo umore di qui sopra è innarrestabile, decido di prenderla con filosofia: da qui in poi si può solo migliorare.
Si apre il sipario e la vicenda NON è ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale, pericolo scampato, lo dicevo che siamo in fase di miglioramento.
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Immagine rubata dalla pagina Facebook del Teatro |
Enrico Iori non ingrana come Zaccaria, nè voce nè interpretazione rendono l'idea del patriarca; Gabriele Mangione (Ismaele) ha uno stile retrò nel canto che ho trovato irritante; Raffaella Lupinacci (Fenena) non pervenuta. Lo so, avevo detto che si migliorava, ora arriva.
Buona l'interpretazione di Paolo Gavanelli (Nabucco). In tutta onestà, forse in altri teatri non mi avrebbe soddisfatto in pieno, ma qui, abituata a sentire e vedere pischelli che non hanno (ancora) nel palcoscenico il proprio habitat naturale, la performance di Gavanelli spicca: è bello vedere sul palco qualcuno che sul palco ci sa stare. Mai una voce era arrivata così piena e sicura alla mia poltroncina della quinta galleria.
Chapeau alla Abigaille di Tiziana Caruso con make up vampiresco e di piume corvine ammantata. Parte impervia, regina fra le parti impervie, ma se l'è portata a casa, brava, bravissima!
Non a caso la parte migliore della recita è stata la scena del Donna chi sei? e seguito. Per me si potrebbe continuare così per tutta l'opera, solo Gavanelli e Caruso in scena, non sento la mancanza degli altri.
Regia di Andrea Cigni deludente: qui a Como avevo già visto uno splendido Ernani, traboccante di oro e maestosità, speravo in qualcosa di meglio per questo Nabucco. Sul palco ci sono fuoco, esplosioni e zampilli che manco a un concerto dei Kiss, ma, almeno dal mio punto di vista loggionesco, non che entusiasmino. E Cigni è deludente proprio lì dove era stato magistrale nell'Ernani: gestire il coro. Peccato capitale per il Nabucco, il coro vaga senza una meta precisa, si muove con la stessa placida obbedienza di una mandria di bovini, gira in tondo nella parte terza del primo atto, senza convinzione cammina verso il pubblico nei momenti clou. Il maledetto non ha fratelli? il coro compatto si muove verso Ismaele e il proscenio. Và pensiero? il coro compatto, con fiaccola accesa, si muove verso il proscenio
Il coro, difficile giudicare il coro. Vocalmente nel compito a casa si piglia la sufficienza, ma pathos zero. Tranquilli, il Và pensiero è stato il brano più applaudito, ma è come Vita Spericolata o Ruby Tuesday: non importa come viene eseguito, l'importante è che ci sia.
Menzione speciale per il tizio in platea che, all'ennesimo rumorino da criceto-nella-ruota che si sentiva durante i movimenti delle scenegrafie ha esclamato: "ma potrebbero dare dell'olio a quel coso!". Ilarità generale per tutto lo spettacolo, grazie di esistere.
E ora lasciatemi barcarolare verso Les Contes d'Hoffmann.
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