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domenica 9 novembre 2014

La strega e la sirenetta

Lo so, intitolare un post I'm back è stata una pomposa botta di ottimismo. Però un po' di tempo per immortalare (si fa per dire) il primo Halloween della pupa, anche con una settimana di ritardo, bisogna trovarlo. Costumino da sirena, con schema preso da quello che in origine era un sacco nanna molto vezzoso e aggiunta di una coroncina in pendant. Come al solito ho cambiato qualcosa: invece di essere in tinta unita ho usato più colori, in modo da rendere maggiormente la sensazione delle scaglie della pesciolina. Come un mandala tibetano, verrà distrutto in men che non si dica, visto che è pieno di errori che non ho potuto aggiustare per questioni di tempo. Però la sua porca figura l'ha fatta!

Una foto pubblicata da @ayalah79 on

sabato 12 luglio 2014

I'm back

Ok, sono 4 mesi che non scrivo sul blog, ma sono stata un pochino impegnata! ;)


lunedì 2 dicembre 2013

Nel giorno in cui novant'anni fa nasceva la divina Callas scopro che la scimmietta che porto in grembo è una femmina. Adesso è proprio doveroso chiamarla Aida. :)

sabato 18 maggio 2013

¡Viva la vida!

Torturata da un dolore insopportabile, il sangue che continua a scorrere, una corsa in ospedale. Non c'è bisogno che te lo dicano, sai già che il tuo grembo è vuoto, che non è riuscito a trattenere il tuo bambino.
Era il 4 luglio del 1932 quando Frida Kahlo venne portata all'ospedale di Detroit a causa dell'aborto spontaneo che stava subendo. Nei 13 giorni d'ospedale che seguirono quella notte Frida concepì Henry Ford Hospital.

Henry Ford Hospital
1932, olio su metallo
Fondazione Dolores Olmedo, Città del Messico
Immagine presa da www.fridakahlo.org

Con la nitida precisione che contraddistingue la sua produzione, con la toccante semplicità di un retablo devozionale, Frida Kahlo dipinge il suo dolore. Lei è distesa nuda su un enorme letto d'ospedale, piangente, così piccola da sembrare una bambina. Ha il ventre gonfio per la gravidanza; sotto di lei il sangue impregna le candide lenzuola, il suo utero non è in grado di ospitare la vita. Con la mano tiene appoggiati al grembo dei fili rosso sangue ai quali sono attacati, come palloncini fluttuanti nell'aria, i simboli del suo aborto. Il filo centrale che va verso l'alto è attaccato all'ombelico di un feto maschio; ai suoi lati stanno un manichino che mostra l'anatomia dell'apparato riproduttivo femminile e una lumaca, animale che per le popolazioni dei nativi messicani è simbolo di concepimento e nascita, essendo la sua caratteristica andatura associata al processo delle fasi lunari, come il ciclo femminile. Un simbolo che ricorre nella produzione di Kahlo : collegata alla conchiglia di mare rappresenta la sessualità e la vita in Diego e Frida e Mosè.
Fra i fili che si dipanano verso il basso quello centrale tiene legata un'orchidea viola, fiore che rappresenta la sessualità, ma anche l'omaggio floreale che il marito Diego Rivera aveva portato a Frida in ospedale. Ai lati dell'orchidea l'osso di un bacino femminile e uno strano macchinario, a quanto pare una parte di sterilizzatore al vapore, usato all'epoca negli ospedali, il cui meccanismo di chiusura potrebbe aver trasmesso alla Kahlo delle corrispondenze con l'impossibilità ad avere figli.
Sullo sfondo, lontano, ai limiti di una terra desertica che si staglia sotto il letto d'ospedale, il complesso industriale di Rouge River di Dearborn, che fu visitato molte volte da Diego nei mesi passati a Detroit per prendere ispirazioni e fare schizzi per il suo Uomo e macchina

La solitudine e il dolore rappresentati sono laceranti e toccanti. Chi guarda il quadro è diviso da fra l'istinto a distogliere lo sguardo e la forte empatia che suscita, fra cancellare l'immagine dalla mente e la volontà di fissare ogni minimo particolare, per quanto disturbante possa essere: la piccolezza di quella donna incinta, gli oggetti reali sospesi nello spazio, il sangue, i simboli sessuali.
Tutta la vita di Frida Kahlo è dolore costante, è fame d'amore, voglia di sesso, è la volontà di dipingere ogni lacrima, ogni goccia di sangue, è sedurre la morte, è combattere la morte.

Stavo leggendo una biografia su Frida quando ho passato una notte simile a quella descritta in Henry Ford Hospital. Quello che più mi ha consolato è stata la riproduzione di questo piccolo retablo laico. Per questo e per tutto il resto, ahora y siempre que viva Frida Kahlo!

venerdì 1 giugno 2012

Sono giornate davvero complicate, ma devo trovare qualcosa di positivo, possibilmente anche consolante. Il mio sorprendente innamoramento per Rogier van der Weyden penso possa rientrare nella categoria. Sorprendente perchè avevo apprezzato dal vivo alcuni suoi capolavori, a Madrid e a Vienna per esempio. Eppure, pur parendomi bellissimi, non era scoccata la scintilla (si dice così); forse doveva capitare proprio in questa settimana così stressante che io potessi capire l'arte di questo grande non solo con la mente, ma con un più completo coinvolgimento. Mi godo la (ri)scoperta, cerco di dimenticare il resto.