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lunedì 17 agosto 2015

Vacanze in Baviera, qualche lettura

Iniziamo (e speriamo di aver tempo di finire) il racconto delle recenti vacanze in Baviera. Prima di buttarci nel viaggio è giusto leggere qualcosina.

Altes Rathaus di Bamberga
La guida ufficiale della vacanza di questa estate è stata Germania del Sud di Gordon MacLachlan, edito da Rough Guides, presa in biblioteca a scatola chiusa. Di solito ci troviamo bene con le guide di questa casa editrice, ma la Germania prende la sufficienza scarsa: difficile trovare i monumenti sulle cartine, fortemente esagerate le dichiarazioni di bellezza o unicità dei vari luoghi, forse adatto per chi viaggia in treno, ma inutile per chi viaggia in auto.

Per fortuna avevo già programmato il viaggio basandomi sulle utilissime informazioni fornite da tuttobaviera.it, sito fondamentale per chiunque voglia fare una vacanza da quelle parti, anche perché aggiornatissimo con le date precise di feste e manifestazioni e consigli preziosi dal cibo alle letture.

Proprio spulciando fra le letture consigliate ho deciso di portarmi in viaggio Parsifal e l'Incantatore di Nicola Montez che racconta dell'affascinante rapporto fra Ludwig II e Wagner. Essendo Montez musicologo e wagneriano, è ovvio che il libro si sofferma più sulla figura del compositore e del suo entourage, ma non per questo si parteggia per lui; l'autore anzi sa ben vedere difetti e miserie della sgangherata famiglia Wagner/Bulow, raccontandone le vicende anche con una certa ironia. Insomma un saggio ben documentato ma leggero come un romanzo, consigliato!

martedì 2 giugno 2015

L'alba dell'ultimo giorno di Billy Budd

Mai stata così in ritardo, ma lo sapete, aspiro al Guiness. 

Billy Budd, Carlo Felice, 18 aprile 2015

Billy BuddValdis Jansons
Edward Fairfax Vere - capitanoPatrick Vogel
John Claggart- Maestro d'armiHector Guedes
Mr. Redburn - primo tenenteChristopher Robertson
Mr. Flint - ufficiale di navigazioneMansoo Kim
Ratcliffe - tenenteSimon Lim
Red Whiskers - marinaio arruolato a forzaMarcello Nardis
Donald - marinaioDaniele Piscopo
DanskerJohn Paul Huckle

DirettoreAndrea Battistoni
Regia e costumiDavide Livermore
SceneTiziano Santi
Light designerAndrea Anfossi - realizzato da Luciano Novelli
AllestimentoTeatro Regio di Torino
Maestro del coroPablo Assante
Maestro del coro delle voci biancheGino Tanasini
Coro del Teatro Carlo Felice e Coro del Teatro Nacional de São Carlos di Lisbona
Coro delle voci bianche del Teatro Carlo Felice
Orchestra del Teatro Carlo Felice

Premessa: io ho la fobia di qualsiasi cosa assomigli a una scala a pioli o un ponte tibetano, capirete quindi in quale stato di puro terrore mi gettino le parole "gabbiere di parrocchetto". Nonostante questo, ho atteso il Billy Budd di Genova con somma trepidazione ed è facile capire perché: storia raccontata da Melville, musicata da Britten, sottili pulsioni omoerotiche e 50 sfumature di voce maschile con l'Innocenza rappresentata da, rullo di tamburi, un baritono. E chi m'ammazza? Non di certo un parrocchetto.

Le poche pagine del racconto di Melville sono splendide, hanno qualcosa di biblico e trasformano camera tua, l'autobus o qualunque altro luogo dove stai leggendo in un vascello in mare aperto. Insomma, avevo detto tutto scrivendo "Melville".
L'inizio del racconto per me è stato folgorante: un Bel Marinaio dalla pelle color ebano con il codazzo di marinaretti dietro. L'ho conosciuto, una decina di anni fa al porto di Genova, ha cercato di abbordarmi (mestiere suo) e i colleghi meno aitanti stavano dietro a vedere che combinava (ovvero se avevo amiche altrettanto abbordabili). Com'è possibile che Melville e io, a secoli di distanza, abbiamo conosciuto lo stesso uomo? Il mio bel marinaio era sceso dall'Olandese Volante? Potere dei topos, che il Nostro maneggia così bene.

Tornando all'opera: Valdis Jansons, torace muscoloso e smagliante sorriso, aveva decisamente il physique du rôle del Bel Marinaio. E, cosa più importante, una voce virilmente baritonale, con la freschezza della giovane età, ma in grado di affrontare il ruolo da primadonna. 

Starry Vere è un ruolo mica facile da portare a casa. Intanto perchè è stato scritto per Pears, per la sua voce imperfetta ed emozionante. Poi perchè unisce alla solitudine del comando tutta l'ambiguità di Ponzio Pilato; è amato dai suoi uomini, ma non sa salvare il migliore fra loro. Unico testimone di un omicidio pateticamente colposo, condanna un innocente per mantenere il comando. Era suo dovere di capitano, ma qual era il suo dovere di essere umano? Patrick Vogel il ruolo se lo porta a casa e devo ammettere che mi aspettavo più applausi alla fine. 

Claggart non è il Brutto che invidia la Bellezza. Melville lo specifica più volte: Claggart ha bei lineamenti, non si tratta della cozza che invidia la miss. Claggart è il Potere, per la precisione il potere di uno sbirro. Se il tuo ruolo è mantenere l'ordine, non sopporterai qualsiasi spontaneità e bellezza, perché ce ne vogliono tante di manganellate per contrastare ciò che nasce nei cuori al cospetto di Spontaneità e Bellezza. Soprattutto se il primo cuore a cedere è quello dello sbirro stesso. Hector Guedes forse non è entrato del tutto nel ruolo, ma anche lui bella voce e buona esecuzione. 

Foto rubata dalla pagina Facebook del Teatro

Stupirà vederlo scritto da me, ma per certi particolari posti, sono favorevole al bando di ogni essere femminile. Questi certi particolari posti si riducono al Monte Athos e al palcoscenico di Billy Budd, che per quanto mi riguarda, non dovrebbe avere voci femminili nemmeno fra le voci bianche.
A parte questa mia mania, bravi tutti.
Direzione di Andrea Battistoni degna della splendida musica. Regia di Davide Livermore ottima, impianto scenico che aveva la potenza di portarti in mezzo all'oceano proprio come il racconto di Melville. 

A quanto pare Britten è ancora considerato troppo contemporaneo fra i melomani e il pubblico del Carlo Felice si è diviso fra chi era in brodo di giuggiole (eccomi!) e chi considerava Billy Budd "una vera schifezza" (sentito con le mie orecchiuzze sante).
Le signore vicino a me, alla fine del primo atto, si lamentavano che non ci fossero romanze. Spero abbiano trovato di loro gradimento la ballata di Billy, spero che abbiano sentito tutta l'angoscia delle viscide alghe che si attorcigliano al suo giovane corpo, spero che abbiano toccato la pena di ogni condannato a morte, il dramma di ogni innocente trascinato negli abissi.

domenica 8 febbraio 2015

Tre gioielli

L'anno da poco trascorso per me è stato ricco di avvenimenti, ma mi ha catapultato in un tunnel spazio-temporale da cui sto uscendo solo in questo periodo. Esempio: mi sembra di vivere in questa casa da un paio di mesi, invece ci abito da più di un anno. Da ciò sia cosa che scrivere sul blog era, se non l'ultimo dei miei pensieri, l'ultima attività per cui riservavo tempo e forze... con scarsi risultati. Vediamo se riesco in parte a rimediare con piccole recensioni dei tre migliori libri che ho letto nel 2014. Nota bene: non libri usciti l'anno scorso, tutt'altro, sono vecchi come il bacucco, cioè quelli che in editoria si chiamano classici.

I dispiaceri del vero poliziotto di Roberto Bolaño: come sempre, Bolaño mi strega. L'ho preso in biblioteca senza nemmeno sbirciare la quarta di copertina ed era troppo tardi quando ho letto che questo libro è una sorta di prequel di 2666, che non ho mai letto (il giorno che trovo la forza psicologica di iniziarlo ve lo faccio sapere; il giorno che lo finisco, conoscendomi, mi ubriacherò per una settimana intera), ma scritto dopo il librone, quindi un prequel da leggere dopo. Ma si può smettere di leggere un libro che inizia con l'affermazione che la poesia è omosessuale e segue con l'elenco della particolare tipologia di omosessuale da abbinare ad ogni poeta? Puoi smettere senza scoprire se Leopardi è una checca o un frocio? Claro que no. Nel libro c'è tutto quello che ti aspetti da Bolaño: metaletteratura, pseudosaggi, pseudointellettuali, poeti strampalati, detective selvaggi, Barcellona, il Messico, corrispondenze non corrisposte, scatole cinesi, cuentos chinos e sentieri che non si biforcano. E che te ne fai di un finale, quando hai tutta questa roba?

Immagine rubata da bastardillasen.blogspot.it


L'Eternauta di Héctor German Oesterheld e Francisco Solano Lòpez: una neve mortale scende dal cielo. Quanti, fra i pochi che si trovavano in casa con le finestre chiuse, sopravviveranno, dovranno affrontare un innarrestabile nemico alieno. 
Era da tempo immemore che non mi avvicinavo ad un fumetto, ma ho trovato un'ottima occasione di ricominciare, visto che il mio compagno lo stava leggendo e ci sono due caratteristiche che mi costringono a cominciare un libro: essere un classico della letteratura latinoamericana e avere un incipit perfetto. 
Una storia spaventosamente attuale, la storia di chi combatte contro un nemico invisibile, di cui puoi solo uccidere gli schiavi già conquistati, sperando ad ogni nuovo incontro di trovarti faccia a faccia con chi comanda, ma trovando solo esseri che agiscono telecomandati da un lontano padrone che neppure loro mai hanno visto. Una storia che dietro al spara-spara nasconde la grande verità conosciuta da chi oggi e sempre si scontra con il Potere, come Oesterheld stesso, desaparecido nel 1977.

Piccolo mondo antico di Antonio Fogazzaro: era nell'elenco da un po', ma ho rimandato spesso l'inizio. Scema. Mi sono trovata fra le mani un libro quasi perfetto. Sembra essersi inventato il cinema, il Fogazzaro, perchè la sua narrazione di muove come una macchina da presa, che indugia sulle imbarcazioni che solcano le acque, placide o tormentose, del lago, sui bei monti della Valsolda, sulle stradine che collegano i paesi. Una macchina da presa che cattura i tic di uomini e donne di queste valli, l'adorabile laghée delle piccole preoccupazioni e l'italiano dei grandi rovelli, il loro modo di rapportarsi con gli altri e con i dominatori austriaci.
La vera sorpresa è stato il personaggio di Luisa. Lei fa parte di quel sparutissimo gruppo di personaggi femminili che nella storia della letteratura si identificano per la loro intelligenza. Non è umile e pia, non mette l'amore per il suo uomo prima di tutto, non si annulla nella maternità. Non è come un maschio vorrebbe che fosse la propria femmina, lei è una donna. Una donna che medita sulla propria spiritualità piuttosto che seguire bovinamente dogmi religiosi, che crede in ideali patriottici, che non si sottomette a nessuno, che crede nella Giustizia. Leggo nella prefazione che Fogazzaro voleva proprio contrapporre l'arida giustizia laica di Luisa alla feconda beatitudine del perdono cristiano del marito Franco. Per quanto mi riguarda, non ci siamo: Franco, semplicemente, non ha spina dorsale. E poco importa che dopo la morte di Ombretta la razionale Luisa perda quasi la ragione, mentre Franco rimanga forte nella sua fede, ormai sappiamo che la vera disperazione sta nella mancanza di elaborazione del lutto.



Un consiglio: prima, dopo, durante la lettura di Piccolo mondo antico visitate la villa Fogazzaro-Roi. L'anno scorso ho trascinato l'intera famiglia allargata e il mio pancione alla giornata del FAI che permetteva di visitare la villa gratuitamente. Mi hanno seguito con la scarsa convinzione di chi non vuol contraddire una donna incinta, sono usciti tutti innamorati di questo posto. Avrei anche volentieri fatto un resoconto della splendida visita, ma, come si diceva all'inizio, tempo e forze scarseggiavano. Mi rifarò alla prossima visita. 

lunedì 28 ottobre 2013

Nell'uno e nell'altro sesso si svolge lo stesso dramma della carne e dello spirito, del finito e del trascendente: ambedue sono rosi dal tempo, spiati dalla morte, hanno uno stesso essenziale bisogno l'uno dell'altro; e possono trarre dalla loro libertà la stessa gloria; se sapessero goderne non sarebbero più tentati di disputarsi falsi privilegi; e la fraternità potrebbe nascere tra loro.
Simone de Beauvoir, Il secondo sesso

Perchè dopo più di 60 anni dalla pubblicazione di questo libro, dopo tutto quello che negli ultimi decenni è accaduto, queste parole sono una preziosa verità ancora non riconosciuta? E perchè così tante donne sono le prime a non riconoscerla?

mercoledì 3 luglio 2013

Tu riproducila un po', l'opera, e ciao aura!

Più riguardo a Tutto il ferro della torre Eiffel Nel 1936, Walter Benjamin, l'autore de  L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, si reca in pellegrinaggio al passage des Bérésinas (o Choiseul), dove passò la sua infanzia Louise-Ferdinand Céline. Una volta arrivato, Karl Fischerle, il nano gobbo e truffaldino di Autodafè, riesce a vendergli i tre puntini di cui Céline fa (ab)uso in Morte a credito... i 3 soldi dell'opera brechtiana... Odadrek...

Nello stesso anno, Thomas Mann ha una discussione col figlio Klaus, che si è ucciso 13 anni dopo.

A Parigi, sei fra i principali eteronimi di Fernando Pessoa, un anno dopo la sua morte, decidono di dar fuoco ad un barbone.

Il grande medievalista Marc Bloch scopre che il processo subito da Joseph K. è stato inoltrato a causa della denuncia di tale Karol Fišerka, nano circense.  

Henri de Graffigny pretende dall'editore Denoël una percentuale sulle vendite di Morte a credito, essendone, a ben vedere, il protagonista.

Tristan Tzara e Marc Bloch aiutano Benjamin in una partita a scacchi per corrispondenza contro Erich Auerbach, il quale, attraverso la vittoria, vuole impossessarsi della collezione di oggetti di Benjamin, nonchè finire i suoi ultimi saggi su Baudelaire, Kafka e, ovviamente, quello sui passages parigini. Nelle pause, compongono cadaveri squisiti

Bibendum scrive una straziante lettera alla bambola che Oskar Kokoschka fece contruire con le fatezze di Alma Mahler.  

Mentre visiona una sequenza di Olympia, Leni Riefensthal si accorge che ad ogni nuova visione compaiono alle spalle di Hitler: Cosima Wagner, Lou Salomè, Lola-Lola, Theda Bara, madame Blavatsky, Alma Mahler, Lola Montez, Isadora Duncan, Sarah Bernhardt, la Bella Otero, Mata Hari, Lulù. Una volta uscite dallo schermo, autodefinendosi Le Madri, iniziano a discutere per la leadership del gruppo dandosi vicendevolmente della baldracca.   

Non vi dico chi nelle sembianze di cosa dice: "Spero per lui che sia al cospetto di Wagner nella luce abbagliante di Wotan, altrimenti peggio per lui, si fotta!"

A parte i personaggi di opere di fantasia che dialogano con persone realmente esistite, a parte la grottesca popolazione dei passages, a parte il divertimento di riconoscere colte corrispondenze, a parte che sono convinta di aver discusso con Marc Bloch, aiutati da un paio di calvados a testa, su quanto sia perturbante non aver trovato l'Olimpia hoffmanniana fra tutti questi automi, a parte tutto, quello che rimane è il senso della tragedia incombente, della morte inevitabile, della disperazione delle vite distrutte dalla guerra. Perchè se la Seconda Guerra Mondiale è stata vinta dagli Alleati, la partita a scacchi che assieme a questa si combatteva, quel tipo di partita che può salvarti l'anima, quella, forse, non si poteva vincere.
 

lunedì 10 giugno 2013

Quando tu, in divisa di scolara, come un'ombra uscisti dall'oscurità della camera d'albergo, io, ragazzo, senza sapere nulla di te, compresi con tutta la forza dell'angoscia, che nel mio intimo rispondeva alla tua, che quella ragazza magrolina e fragile era carica, come d'elettricità, di tutta la femminilità pensabile al mondo. "Se ti avvicini o la tocchi con un dito, una scintilla illuminerà la stanza e, o ti fulminerà all'istante, o s'impadronirà di te per tutta la vita, con la potenza magnetica della sua tristezza." Fui sconvolto dall'emozione, come folgorato e cominciai a piangere dentro di me. Sentivo una sconfinata pietà per me stesso ragazzo e ancora di più per la bambina che eri tu. Tutto il mio essere si stupiva e si chiedeva: se fa così male amare, assorbire questa elettricità, come deve essere più doloroso essere donna, essere questa elettricità, e suscitare l'amore!

Borìs Leonìdovič Pasternàk, Il dottor Živago

mercoledì 15 maggio 2013

Rifare la vita! Così può pensare solo gente che ne avrà anche viste di tutti i colori, ma che non ha mai conosciuto la vita, non ha mai sentito il suo spirito, la sua anima. Per costoro l'esistenza è un grumo di materiale grezzo, che il proprio contatto non ha ancora nobilitato e che perciò ha bisogno della loro rielaborazione. Ma la vita non è mai un materiale, una sostanza. La vita, se volete saperlo, è un elemento che continuamente si rinnova e rielabora da sè, che da sè si rifà e si ricrea incessantemente, sempre tanto più alta di tutte le nostre ottuse teorie.
Borìs Leonìdovič Pasternàk, Il dottor Živago

venerdì 8 marzo 2013

Il silenzio, soprattutto il silenzio

Mistrà by Simo & Ste
Mistrà, in una vecchia foto su il mio album Flick
Leggere L'enigma di Piero della Ronchey fa quasi male in queste giornate uggiose; fra le pagine continua a fare capolino Mistrà e mi torna alla mente la piana di Sparta vista fra le arcate goticheggianti, il fresco delle prime ore del mattino, il buio di Haghia Sophia, i gatti delle monache, il silenzio prima che arrivassero i turisti.

Quand'anche mi venissero a mancare l'amore e la bontà, l'universo non sarà mai per me solitudine, perchè conservo nella memoria quelle immagini luminescenti.  
Maurice Barrès, Le voyage de Sparte

sabato 16 febbraio 2013

Quando quattro anni fa mi sono trasferita in un'altra città il primo posto che ho visitato è stata la biblioteca. Ora mi sono nuovamente spostata in una città diversa e questo passo di Pasternak mi scalda il cuore.

 
Prima di quelle visite in biblioteca era stato raramente a Jurjatin, non avendo ragioni particolari per recarvisi. Perciò la conosceva appena. E quando, sotto i suoi occhi, la sala di lettura a poco a poco si riempiva di persone, che si sedevano chi distante da lui, chi più vicino, provava la sensazione di far conoscenza con la città, quasi si trovasse in uno dei punti più frequentati e nella sala non confluissero lettori, ma si assembrassero le case e le strade in cui quelli vivevano. 
Borìs Pasternàk, Il dottor Živago

lunedì 18 giugno 2012

La morte lo colse mentre lavorava all'opera postuma dei suoi eteronimi

More about La letteratura nazista in America La letteratura nazista in America di Roberto Bolaño consta di un gruppo di 30 biografie e di un ricco apparato bibliografico, entrambi  rigorosamente inventati.
Una genuina falsa antologia di romanzieri, poeti e saggisti simpatizzanti del Terzo Reich sparsi per le Americhe: annoiate esponenti dell'alta società argentina, carcerati statunitensi, maestri di scuola elementare cileni, smargiassi caraibici, intellettualoidi brasiliani, ultrà del Boca e altra varia umanità, spesso non così "ariana" come vorrebbe. Ridiamo della loro pochezza intellettuale, delle loro opere illegibili, delle loro idee strampalate, delle loro vite da geni mancati. Eppure quasi mai ci lascia un senso di inquietudine, perchè servono le dittatture dell'America Latina, perchè quando non uccidono o torturano in prima persona, seminano odio in nome di una purezza della razza ancor più fittizia delle loro biografie. Perchè, pirandellianamente, si possono considerare ridicoli la loro mediocrità e la loro incoerenza fin tanto che non capiamo che si tratta anche della nostra mediocrità, della nostra incoerenza.

giovedì 10 maggio 2012

Testi per nulla

Sapeva quello che voleva, forse anche quello che avrebbe voluto.
Samuel Beckett, Testi per nulla, II