giovedì 13 marzo 2014

Renoir a Torino

Un'altra desapariciòn per più di un mese, ma rieccomi. Un po' di roba da raccontare, inizierei dalla mostra su Renoir. Anche se ormai conclusa, l'immagine che ho scelto per il layout mi impone di buttare giù almeno qualche parolina.

Iniziamo dal GAM di Torino: troppo piccolo per un nome di sì tanto appeal come Renoir, sia negli spazi, claustrofobici sin dall'ingresso, sia per il personale, del tutto impreparato a gestire una folla di tali proporzioni. Io capisco che è come trovarsi nella fossa dei leoni, lavorare col pubblico non è mai facile, tantomeno se le direttive che ti danno sono prive di logica; ci sono passata anch'io. Rimane il fatto che io, con la mia bella prenotazione e il mio pancione da settimo mese inoltrato di gravidanza, sono stata cacciata in malo modo a fare la fila, senza se e senza ma. Per fortuna alcuni arditi muniti di prenotazione hanno osato chiedere esplicitamente di passare e allora io, la mia pancia elefantiaca e altri fra quelli arrivati già prenotati ci siamo mossi.
Ballo in città, 1883, olio su tela,
180 × 90 cm, Musée d'Orsay, Parigi.
Immagine presa da wikipedia
Ovviamente sto parlando della piccola fila all'interno del museo, perchè quella fuori era chilometrica e non so dire dove arrivava, spero di cuore che nessuno sia stato mandato in fondo per qualche malinteso con il personale.

Dentro, neanche a dirlo, gli spazi non miglioravano di certo. Purtroppo sono dovuta andare di domenica, col picco di visite che ne consegue. Tutte le mostre dedicate ad artisti così famosi sono difficili da visitare e non di certo ideali per godere della bellezza delle opere in santa pace, ma in questo caso sto proprio parlando di spazio vitale... non sapevo dove mettermi NON per vedere i quadri, ma proprio per esistere! Volevo tirare fuori il mio blocchetto per prendere qualche appunto e non ce l'ho fatta fino alla quarta sala!! Il tutto non era aiutato dal fatto che il museo non ha un guardaroba, ma solo una ventina di armadietti per mettere le borse, l'ultima fila dei quali raggiungibile solo da Michael Jordan e Tiramolla. Insomma, borse e giacche stancamente trasportati da una sala all'altra non agevolavano i movimenti.


E le opere? Su questo proprio nessuna delusione. Provenivano da l'Orsay e l'Orangerie e chi ha visitato i due musei parigini lo sa, questi sono alcuni dei quadri più belli di Renoir. La mostra consisteva in nove sale, divise per ambiti tematici. La prima sala era dedicata alla giovinezza e gli amici ed erano esploste anche opere di Monet e Bazille; la seconda ai ritratti femminili dove spiccavano tre ritratti datati dal 1901 al 1913 la cui vicinanza palesava l'evoluzione dello stile del Maestro; seguivano poi dei magnifici paesaggi, alcuni rari quadri dedicati al viaggio in Algeria, fino ad arrivare alla sala dedicata alla rappresentazione dell'infanzia, dove si iniziavano a vedere i pezzi grossi: Claude Monet vestito da pagliaccio, Maternità (ovvero Aline che allatta il piccolo, cicciosissimo Pierre), Julie Manet con gatto. E finalmente, svoltato l'angolo, ecco che arrivano i pezzi grossissimi, quelli sulla mondanità: l'Altalena e i due grandi quadri dedicati al ballo, di cui però purtroppo il terzo (quello che fa da sfondo a questo blog) è a Boston e non era quindi presente, interrompendo il ritmo di valzer del trittico. Fanciulle al piano e una carrellata di fiori per arrivare là dove interessava a me: l'ultimo periodo, carnale, senile, mediterraneo, quello delle Bagnanti.

Bagnanti, 1918-19, olio su tela, 110 x 160 cm, Musée d'Orsay, Parigi.
Immagine presa dal sito del museo

Come detto, il resoconto è misero, ma la voglia di andarmene a Cagnes-sur-Mer è tanta.

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