martedì 13 gennaio 2015

Tre opere in un mese: la Tosca a Genova

Fra pranzi luculliani e acciacchi di stagione, ovviamente non sono riuscita a scrivere il resoconto entro dicembre, però eccovelo.

Tosca, Carlo Felice, 28 dicembre 2014

ToscaMaria Guleghina
Mario CavaradossiRudy Park
ScarpiaCarlos Álvarez
AngelottiGiovanni Battista Parodi
SagrestanoClaudio Ottino
SpolettaEnrico Salsi
SciarroneDavide Mura
Un carceriereCristian Saitta
Un PastorelloFilippo Bogdanovic - Sebastiano Carbone

DirettoreStefano Ranzani
Regia e sceneDavide Livermore
CostumiGianluca Falaschi
Orchestra del Teatro Carlo Felice
Coro del Teatro Carlo Felice
Maestro del CoroPablo Assante
Coro di voci bianche del Teatro Carlo Felice
Maestro del coro di voci biancheGino Tanasini
Nuovo allestimento del Teatro Carlo Felice di Genova



Il trascinamento annuale dei miei genitori all'opera a questo giro prevede la Tosca! Una volta ero molto più aficionada di musical che di opera, quindi concedetemi il paragone: la Tosca è un po' come il Jesus Christ Superstar; funziona sempre. Ecco perchè ci porto chi melomane non è.
Entro in sala e... e... che odore c'è? sembra di entrare in chiesa... un'opera in odorama!??!?!! Ebbene si, sul palco, a sipario abbassato, sono presenti decine di candele e il naso le percepisce prima degli occhi. Entrare nella giusta atmosfera ancora prima che il sipario si alzi è sempre gradevole.

Anche l'occhio, però vuole la sua parte e non rimane deluso dalla regia e le scene di Davide Livermore. Nel primo atto sul fondale appare la cupola di S. Andrea della Valle (o, almeno, a me sembra proprio quella), che spesso si anima facendo muovere la schiera di santi e nuvole; la Maddalena a cui lavora Cavaradossi ha la bellezza della Penitente di Guido Reni; durante il Te Deum il fondale mostra un Gesù crocefisso che riappare durante la tortura di Mario, orribilmente photoshoppato con rivoli di sangue; a E lucevan le stelle fa da sfondo un bel quadro che mostra una Roma notturna e ottocentesca, che starebbe a bacio anche in un Rugantino. Insomma, iconograficamente c'è carne sul fuoco.

Per tutti e tre gli atti i protagonisti si muoveranno su una struttura inclinata, dall'aspetto vagamente escheriano, che ruotando offre diversi punti di vista dello spazio. La sensazione di precarietà che ne deriva è senza dubbio affascinante, ma le teste degli interpreti sono talvolta a rischio di spatasciarsi contro qualche spigolo e immagino che ci voglia molta concentrazione per cantare al meglio mentre si cerca di salvare l'osso del collo.

Foto rubata dalla pagina Facebook del teatro


Ma, se la struttura è scivolosa, la regia è solida. All'inizio del secondo atto Scarpia entra e, con eleganza, porge mantella e parrucca al suo lacchè. Tiro un sospiro di sollievo: a Como, un paio di anni fa, Scarpia, ugualmente imparruccato alla settecentesca, sbatteva la cofana sul tavolo in un momento di rabbia, in stile Benny Hill.
Più avanti vediamo portare Cavaradossi nella stanza dell'interrogatorio, ovvero nel lato posteriore della struttura inclinata. Per un attimo temo che, grazie alle giravolte della struttura in questione, si vedrà il Nostro ogni volta che canterà e mi inizio ad agitare perchè io aborro quando ti ritrovi a cantare sul palco qualcuno che dovrebbe far arrivare la sua voce da dietro le quinte; mi disturba profondamente. Ma anche questo timore è infondato, giustamente sentiremo i lamenti del bel Mario senza vederlo, così come deve essere, così come lo sente Tosca.

Avevo sperato di beccare Gregory Kunde che debuttava nel ruolo di Cavaradossi, avrei anche sperato di beccare Kunde cantare lo Zecchino d'oro dopo che l'anno scorso mi ero persa l'Otello (maledetta tosse bastarda), ma anche senza Kunde, sono uscita dal teatro più che soddisfatta.
Maria Guleghina è una Tosca perfetta. Era stato annunciato che si esibiva nonostante stesse male, ma non ha sbagliato una nota, non si è mai risparmiata, mai un momento di debolezza fino all'ultima scena. Unico neo i suoi parlati. Non amo molto questi tradizionali parlati (anche se così fan tutte, lo so...), la Guleghina poi deve credere la marcatura della erre come un effetto particolarmente verista: "il prrrrrrrrrrrrrrrrezzo!" E giuro che non ho esagerato. Vi lascio immaginare "tremava tutta Roma". Ma, con la stupenda interpretazione che ci ha regalato, le si perdona questo piccolo vezzo.
Rudy Park l'aveva visto a Como in un bellissimo Ernani dove era stato davvero bravo. Forse la sua voce non è ideale per Cavaradossi, ma comunque una buona interpretazione. Dal secondo atto in poi gli acuti sono stati deboli, temo che la Guleghina non fosse l'unica con la gola in fiamme, ma forse era l'unica con la tecnica per cantare alla perfezione comunque. 

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